19/04/2024

Monte Pecoraro: spedizione investigativa della FUI

La località di Monte Pecoraro (segnalataci come luogo con una strana costruzione), diventa oggetto di interesse prima e di studi e ricerche dopo della FUI, ma vediamo com’è andata.

Introduzione

Tramite l’amico escursionista Romualdo, del Capo Dipartimento Investigativo della Federazione Ufologica Italiana Gabriele Lombardo, perviene alla FUI, una segnalazione di un luogo con alcune stranezze. Questo si trova sul territorio siciliano, nella zona di Cinisi in Provincia di Palermo. Gabriele Lombardo, in qualità di Coordinatore Nazionale contatterà alcune persone del gruppo Facebook di Rai Due della trasmissione di Giacobbo, dove era presente un vecchio post, che riportava alcune fotografie ed uno scritto.

Il contenuto di quest’ultimo, dice semplicemente che in località Cinisi, si trova su una montagna, una strana roccia in un luogo pressochè irragiungibile, che sembra un muro, che si mimetizza perfettamente con le roccie circostanti. Naturalmente, questo suscita immediatamente l’interesse di Lombardo, così come aveva già fatto per l’amico. E’ a questo punto, che parte la richiesta formale della FUI, di ricevere maggiori informazioni, qualche fotografia più dettagliata, maggiori dettagli sul luogo, e via discorrendo.

Nuove informazioni

La FUI riceve l’email con al suo interno i dati richiesti ed alcune foto private. Insieme anche alcuni screenshot da Google per comprendere meglio la zona in oggetto. Tra l’altro in una delle vecchie foto, si presenta una strana figura o comunque una strana forma, che aggiunge ulteriore interesse da parte del Dipartimento investigazioni ed anche di quello prettamente tecnico di analisi e contorollo qualità. Il Capo Dipartimento a questo punto informa un gruppo di associati siciliani, che hanno possibilità di indagare le nozioni storiche del luogo ed investigare anche sul posto. Si profila quindi una investigazione di tipo misterico ed archeologico.

Monte Pecoraro
Il versante della montagna da dove si comincia la salita.

L’inizio della spedizione

E’ a questo punto che la spedizione si mette in moto. La prima tappa è un rilievo veloce, che viene fatto per individuare la zona in modo preciso e compredere come arrivarci. Questa è di non facile accesso, quindi bisogna trovare eventuali sentieri percorribili.

A questo punto Sergio Turghi, effettuando un rilievo in automobile, trova una strada montana percorribile fino ad una certa quota, poi lo sbarramento della forestale, che consente il solo passaggio pedonale. Trovata la strada, che consente di arrivare fino ad una certa quota e ad alcuni km dal luogo di interesse, Sergio e gli altri amici FUI, che si sono impegnati ad investigare sul campo, si organizzano e fissano una data per iniziare la spedizione.

fbt

Il 2 marzo del 2021, su richiesta e Coordinamento nazionale investigativo: Raniero Recupero, Angelo Lombardo e Sergio Turghi, cominciano la pericolosa avventura montana alla ricerca del luogo esatto dell’anomalia di monte Pecoraro, per poter scattare foto e indagare sul posto. Ma diverse cose non vanno come previsto. Nonostante ciò, i tre inquirenti della FUI, riusciranno almeno in parte nelle imprese prefissate.

Il racconto è l’opinione di Angelo Lombardo

“Era la prima volta che visitavo il Monte Pecoraro, e devo dire che ho accettato di partecipare a questa spedizione per la mia innata passione per l’avventura e per la curiosità di andare in posti nuovi.

Devo dire che una delle foto che Gabriele ci ha mandato (quella con il grosso masso) ha parecchio attirato la mia intenzione e mi ha incuriosito e da subito, ho notato, che probabilmente si trattava di un masso naturale, ma tagliato da qualcuno e messo lì non si sa come né perché. Quasi sicuramente, esso è stato posizionato intorno agli anni ’80.

All’arrivo sul promontorio più alto, ciò che mi ha subito colpito è il panorama mozzafiato, unico e spettacolare, e alla fine devo dire, che i circa 10 km a piedi fatti il 2 marzo, tra andata e ritorno, ne sono valsa la pena.”

Angelo Lombardo

Raniero Recupero ci racconta i punti salienti della spedizione

La spedizione archeologica effettuata in data 2 Marzo 2021 dai componenti F.U.I. sez. Sicilia Raniero Recupero, Angelo Lombardo, Sergio Turghi, parte da alcune foto giunte in Federazione e da cui ha preso spunto la spedizione archeologica in questione. Ecco i punti salienti della ricerca effettuata su Monte Pecoraro la cui cima raggiunge i 970 metri ( Cinisi ).

Raniero Recupero

Le fasi salienti

La spedizione sul Monte Pecoraro doveva quantomeno servire per: trovare l’artefatto, provare a raggiungere il luogo decisamente impervio, stabilire se si trattava di un reale megalite antico artificiale o si trattava sempre di un artefatto antico artificiale, ma decisamente più recente.Il primo controllo effettuato sulle foto ( visto che non avevamo nessun altro dato in possesso ) è stato quello di capire con esattezza di quale montagna si trattava. Dalla prospettiva che abbiamo osservando ci siamo subito resi conto che il punto in questione era senza ombra di dubbio Monte Pecoraro ( Cinisi-Palermo ).

Monte Pecoraro ha un’altezza di 970 metri alla sua sommità e risulta una delle montagne più alte della zona. Proprio per la sua altezza e per la sua vicinanza all’aeroporto Falcone/Borsellino è super attenzionato per vari motivi ( vedi il disastro aereo di Montagna Longa ).La seconda informazione che si doveva ricavare era quella della datazione ( con una buona approssimazione ) della foto della presunta struttura megalitica di natura artificiale. Questa informazione ovviamente con certezza non si poteva avere, ma crediamo di esserci avvicinati molto alla sua data. Infatti considerando che l’Aeroporto Falcone/Borsellino (già Punta Raisi) è stato realizzato nel 1960 (inizio lavori 1958) con 2 piste. Come si può vedere dalla foto, si intravvede un pista trasversale. Questa pista trasversale (la terza) è stata costruita agli inizi degli anni 90 del secolo scorso.

Quindi si può dire con una buona certezza che la foto in questione dovrebbe risalire a quel periodo o al massimo qualche anno dopo, vista anche la diversa concentrazione sul territorio di civili abitazioni.Ovviamente bisognava avere qualche informazione su possibili insediamenti storici in loco molto antichi. Ed in effetti facendo una ricerca, si sono trovati cenni storici risalenti alla prima guerra punica ( 264-240 A.C. ). Fonte ” Polibio I,56 e Diodoro XXXII,10. In queste fonti si fa riferimento all’ultima permanenza punica nell’area, seguita dalla guerra di conquista del territorio siciliano tra Roma e Cartagine, e la presa della sua città più importante del dominio cartaginese ” Panormus “.

Raniero Recupero

La spedizione

08.30 punto d’incontro statale Carini per compattare il gruppo.

09.15 salita in auto verso l’ingresso della Riserva Monte Pecoraro.

09.45 circa arrivo accesso Riserva Monte Pecoraro e proseguimento a piedi altezza circa 500 metri.

11.15 circa arrivo in cima a Monte Pecoraro riferimento antenne di segnalazione pericolo per l’Aeroporto Falcone/Borsellino.

11.20/13.15 indagine fotografica e pausa pranzo.

13.30 inizio discesa per ulteriore indagine.

15.00 circa arrivati al punto di partenza con la macchina per ulteriore indagine fotografica.

Giunti in cima abbiamo avuto subito la piena consapevolezza, che il punto in questione non era raggiungibile. Questo sarebbe potuto avvenire, solo se fossimo stati accompagnati da rocciatori con la relativa attrezzatura.

Il nostro intento era trovare il posto incriminato e poterci arrivare il più vicino possibile per scattare qualche foto in alta risoluzione. Bisogna dire che con grande difficoltà e tenacia, almeno il risultato minimo lo abbiamo portato a casa.

Dalla sommità del Monte Pecoraro non si riusciva a vedere la parte triangolare posta sulla base cerchiata in foto, probabilmente staccatasi causa una possibile frana. Allora, visto che dal nostro punto di osservazione non era possibile avere una visione globale del costone, si è deciso di riscendere fino a sotto il versante ormai identificato e provare a identificare un possibile punto di caduta del pezzo mancante della struttura artificiale.

Come si può notare dalla foto sopra allegata, la parte triangolare mancante era franata al di sotto, molto probabilmente causa frane pregresse.

Conclusioni

Come espresso sopra, i dubbi che si possa trattare di una struttura megalitica che risalga presumibilmente all’ultimo periodo Punico rimane, siamo quasi certi che non si possa risalire così indietro nel tempo. Mentre la possibilità che si possa trattare di un posto di osservazione databile al periodo pre-seconda guerra mondiale è possibile. Possiamo ipotizzare comunque che durante il secondo periodo bellico 1939/45 le truppe naziste abbiano utilizzato delle postazioni più antiche già preesistenti, magari proprio del periodo della guerra tra romani e cartaginesi. Ci preserviamo di ritornare in loco al momento che avremo un drone a disposizione già acquistato dalla F.U.I. ma al momento non disponibile.

Sotto allego alcune foto decisamente moto suggestive del panorama che si vedeva dalla Vetta di Monte Pecoraro. Buona lettura, scusate la lunghezza dell’articolo, ma era doveroso un minimo di spiegazione.

Raniero Recupero

Studi e cenni storici

Basandoci sulle ricerche storiche effettuate dal nostro Sergio, possiamo dedurre che: non è impossibile che nell’area ci siano stati insediamenti romani. Soprattutto si sarebbe tratato di fortificazioni ed accampamenti. Quindi, che sia stato creato un posto di guardia molto in alto per poter osservare bene i movimenti del nemico dal mare e da terra è quasi certo. Diciamo che questa è quasi una certezza.

Ma attenendoci alle foto. Possiamo dire che sia improbabile, che proprio in quel punto avessero creato un posto di guardia. Come ci ha spiegato dettagliatamente Raniero al telefono, il luogo è raggiungibile solo da un piccolo sentiero percorribile dalle capre. Egli stessi, hanno appurato che però non sono state viste arrivare fino al punto esatto di nostro interesse. Quindi, è probabile che vista l’impervietà dell’area, non ci abbia mai messo piede nessuno o quasi; tra l’altro, la montagna è di origine carsica, la roccia è friabile e per nulla affidabile, quindi non adatta ad alpinismo ed arrampicata sportiva, non sensa le dovute precauzioni.

E’ invece verosimile, dedurre attraverso le foto della galleria precedentemente mostratavi, che eventuali vedette romane, fossero state erette in prossimità della cima della montagna e che abbiano comunicato con gli insediamenti a valle, attraverso segnali di fuoco. Ma questa è solo una deduzione logica, che non può essere provata.

L’opinione ed il racconto visto da Sergio Turghi

In data 2 marzo 2021, il sottoscritto con la presenza di altri due soci FUI (Angelo e Raniero), con mandato della
federazione da parte del socio fondatore Gabriele Lombardo, e con le giuste precauzioni causa covid19, ci siamo recati nel comune della cittadina aeroportuale di cinisi (località M. Pecoraro) per una osservazione di un complesso di pietre la cui natura desta non pochi dubbi in merito alla sua formazione naturale.

Rampa di lancio di questa piccola avventura, la curiosità che due foto, tra l’altro datate (da una attenta osservazione direi anni novanta), hanno suscitato all’interno del gruppo.

Purtroppo non abbiamo le foto originali che dovrebbero essere sottoposte ad un attento esame in un ambiente di lavoro
adatto.

Tuttavia le foto recuperate dal web la cui qualità purtroppo è lontana dall’essere eccelsa, hanno comunque richiamato la nostra attenzione. Anzi, se devo dirla tutta, ci siamo fiondati in loco il prima possibile. In questo modo, abbiamo dato inizio alla ricerca di questo complesso di pietre, in quella che una volta fu (descritta da Plotinio) la terra di nessuno. In questi luoghi dove l’armata di Amilcare diede battaglia alle legioni romane per ben oltre tre anni, Prima guerra punica (264 a.C. – 241 a.C.) ma su questo torneremo a breve.

Giunti in località monte Pecoraro, dopo aver risalito il vallone del Furi e visitato brevemente il santuario della madonna del Furi (termine greco Phrurion che significa fortificazione), iniziamo un percorso di circa 3.5km che da quota 850m torna nuovamente giù a circa 500m.

Sergio Turghi

Finalmente sul posto

Intercettare il punto esatto non è stato semplice poichè le pietre della nostra ricerca sono presenti al di sotto dei
nostri piedi di altri 100m circa, ma con un pizzico di fortuna alla fine siamo riusciti nell’intento. Scatti effetuati,
pausa pranzo e subito in marcia per il rientro.

Dalle foto esaminate in serata, in tutta onestà, per mancanza di dettagli che solo un drone sarebbe capace di garantire,
non risulta alcuna schiacciante prova dell’artificialità delle pietre, sembrerebbe di si, ma per esserne certi avremmo
bisogno di foto ancor più dettagliate, certo, il top sarebbe raggiungerle ma solo degli scalatori professionisti potrebbero nell’impresa. Rinvieremo, spero al più presto possibile, alla prossima spedizione con drone per capire meglio con cosa realmente abbiamo a che fare, fino ad allora non ci resta che attendere o sperare di trovare, come su monte Pellegrino, una Perciata.

Ciò che non ho potuto fare a meno di notare durante il tragitto, è la posizione privilegiata di questo monte con annesse
ricche sorgenti d’acqua, e la facilià con la quale, in altri tempi s’intende, possa esser difeso. Discutendo con
gli altri partecipanti, abbiamo creduto che i chilometri di mura viste durante il percorso, fossero delle semplici
spartizioni post-belliche, ma in realtà cosi non è. Precedentemente vi ho accennato a una descrizione di Plotinio, ebbene tutta l’area sembrerebbe esser stata protagonista di uno degli avvenimenti della prima guerra punica, la lotta tra Amilcare “detto il fulmine” e le legioni dei consoli Lucio Cecilio Metello e Numa Fabio Buteone a difesa di Panormos.

Sergio Turghi

Cenni storici

Qualche storico desiste dall’idea che in quell’area vi fosse la leggendaria Herkte, una fortezza posta tra Erice e Palermo, Ma possiamo decisamente dire che l’opinione generale degli storici sia quella proposta dal dott. Gaetano Pottino e dall’archeologo Paolo Enrico Arias, ovvero che sul Monte Palmita (Terrasini) ci fosse un accampamento fenicio e sul Monte Pecoraro, contrapposto a quest’ultimo, l’accampamento romano, divisi, entrambi, dalla “terra di nessuno”; una distanza di cinque stadi (900 m circa) tra i due accampamenti.

D’altronde di ruderi e segni di vasti insediamenti tra Monte Palmeto e Monte Pecoraro ne dà notizia, già nel XVI° secolo, lo storico siciliano Tommaso Fazello nel suo “De rebus siculis decades duae”.

Unica dolente nota, è che dopo tanti anni, nessun vincolo archeologico è stato posto dalla soprintendenza, al di là del fatto, che la zona sia o meno la leggendaria Herkte.

Più o meno tutti siamo a conoscenza, storicamente, delle vicende legate alla costruzione dell’aeroporto, il malaffare tra
politici e ambiente malavitoso, e tutta una serie di eventi tragici, che portarono cinisi sulle prime pagine di tutti i
quotidiani nazionali, detto ciò non voglio puntare il dito sull’organo preposto alla sorveglianza del nostro patrimonio
archeologico, ma sembra veramente strano, che dopo cosi tanto tempo, l’intera area sia del tutto abbandonata.

Anche dopo l’intervento di archeologi quotati, non c’è stato alcun segnale di interesse da parte della soprintendenza . Il nulla regna incontrastato, un silenzio che non lascia scampo a quella, al di là di varie ipotesi, che potrebbe essere una delle più vaste aree archeologiche di tutta la Sicilia occidentale.

Sergio Turghi

Per maggiori nozioni storiche, esiste questo lungo documento: Un problema di topografia storica alle porte di Panormos antica . Lectio facilior o lectio difficilior

Monte Pecoraro
Monte Pecoraro

Gabriele Lombardo spiega la necesità di indagare

Per quanto concerne l’aspetto archeologico della spedizione della FUI, mi attengo a ciò che mi è stato riportato dagli inquirenti della Federazione Ufologica Italiana, a cui io stesso ho affidato il caso. Non potendo essere presente, per ragioni legate all’attuale situazione sanitaria nazionale, ho toltamente delegato Sergio, Raniero ed Angelo ad operare sul territorio a loro discrezione e valutando eventuali rischi e pericoli, direttamente in loco. Le iniziative di indagine storica sono lodevoli ed hanno portato al risvolto storico-archeologico non previsto. Ma i motivi della spedizione sono ben altri e distinguibili in due tipologie, uno di carattere misterico, l’altro di tipo alienologico/criptozoologico.

Come ho scritto nelle premesse in questa pagina, scrivendo a nome della FUI, in qualità di capo Dipartimento investigativo nazionale, questa indagine, è partita da una segnalazione, fatta a me personalmente e da un contatto con una coppia di persone che villeggiano in zona. Gli elementi che hanno spinto l’acceleratore verso l’indagine, sono due foto (le prime esposte in questo articolo ed in questa pagina). In esse sembra di vedere un finto muro, che copre una grotta e davanti ad esso, una strana figura, che a prima vista sembra una capra.

Quelle strane forme vicine alla roccia e nei passaggi non raggiungibili

Cosa osserviamo nelle foto degli anni 90? A parte il presunto muro o la parete rocciosa, che ci ha lasciati perplessi, c’è una strana forma in primo piano. Questa potrebbe sembrare una capra. Ma osservandola meglio, in effetti, l’ipotesi capra viene subito smantellata. Ingrandendo la foto e fantasticandoci un momento, potrei dire quasi, che ciò che si vede sembra una grossa mantide o qualcosa di simile. Ma è impossibile avere certezze di alcun tipo in questi casi, non potendo andare a verificare in loco, è quasi certamente si tratta di pareidolia, certamente la principale ipotesi è che si tratti di un tronco con del fogliame secco, che tra l’altro non appare più nelle foto odierne.

Anche nelle foto fatte da Sergio prima della salita, durante uno dei rilievi a fondo valle, sembra esserci una figura umanoide, questa è sicuramente una pianta, un albero rinsecchito o qualcosa del genere; la distanza e la sfocatura dovuta alla zoomata, mi impedisce di approfondire comunque la questione e stabilire con certezza cosa sia.

Per quanto concerne invece la questione principale, ovvero la parete rocciosa, dalla semplice osservazione fotografica, sembra di guardare normalissime rocce, non mura artificiali. Certo, queste sembrano molto strane e con una forma, che vista da certe angolazioni risulta apparentemente artificiale. Essendo però roccia sfaldata, friabile, soggetta a crolli, ecc. può anche aver mutato leggermente la sua forma e composizione. In effetti, almeno una parte risulterebbe ceduta e scesa poco più verso valle.

Come detto da Raniero, il luogo è raggiungibile solo da scalatori esperti, oppure da un drone. Ulteriori rilievi verranno fatti non appena possibili e con maggiori attrezzature per scupolo e non tralasciare nulla di tentato.

Conclusioni

Giusto per bloccare ogni eventuale tentativo di sostenere, che alla fine questa indagine è stata infruttuosa o addirittura inutile, apporterò qui a seguire delle conclusioni, seppur l’indagine rimanga aperta.

Le investigazioni non sempre portano a risultati eclatanti, positivi e soddisfacenti, al contrario, spesso sono infruttuose, poco importanti e deludenti, ma non è questo il caso; infatti, sono emerse importanti notizie storiche, archeologiche e potrebbero ulteriormente essere approfondite nel tempo.

Il gruppo ha operato sul territorio. Questa è di per se, sempre una bella, appagante e interessante esperienza e sicuramente ci porta sul posto attraverso i racconti e le foto. In questi casi, non è meno importante l’aspetto sociale ed umano. Quest’ultimi rinsaldando il legame di un gruppo e lo spirito di iniziativa. Questi risultati, seppur non tecnici, sono proprio le fondamenta di ogni organizzazione, di ogni ricerca o studio e soprattutto di tutte le grandi amicizie.

Abbiamo trovato un entrata verso un modo a noi celato? Ovviamente no! Abbiamo in mano foto di alieni che si nascondono in un anfratto montano? Assolutamento no! Abbiamo fatto una scoperta misterica rilevante? Purtroppo NO! Ma abbiamo tentato il possibile e l’impossibile, per dare delle risposte. Continueremo a provarci sempre, in questo ed in altri casi a venire, così come è nello spirito della Federazione Ufologica Italiana.

Gabriele Lombardo