
Un uomo di scienza, in genere, non accetta il paranormale e neppure i risultati di esperimenti e ricerche ben condotti in questo campo: si veda, per quanto riguarda gli UFO e a titolo di esempio, il caso del Prof. J.E. Mack, della Harvard Medical School, i problemi che ebbe con il suo dipartimento (una sorta di processo durato quattordici mesi) e quelli che ebbe con i colleghi psichiatri “scettici del New England“1; per il “paranormale”2 si veda il caso del fisico Tullio Regge con il “sensitivo” Gustavo Rol, che fece molti più “esperimenti” di quello usato da Regge per bollare immotivatamente l’attività del grande Torinese3.
Un grande scienziato, però, non si pone più problemi di accettazione se egli stesso ha vissuto una qualche esperienza anomala; si veda, tra i tanti, il caso del biochimico premio Nobel Kary Mullis (il suo “procione luminoso” e il tempo mancante4) ma anche quello del fisico-imprenditore Federico Fagin (il flusso di luce che gli sgorgò dal petto ecc5).
L’esperienza anomala “catartica”, poi, non necessariamente deve aver riguardato colui che in seguito ad essa cambia idea (si veda il caso del Prof. Piero Calvi-Parisetti6).

Vi sono ovviamente delle eccezioni: una, proprio con Rol, è data dal Prof Carlo Castagnoli, fisico (e astrofisico) che, dopo l’incontro col Torinese, si doleva per il fatto che la sua disciplina non ne poteva studiare la fenomenologia così come lui avrebbe voluto… ma comunque, nonostante ciò, dei fenomeni di Rol egli non negava l’autenticità. Un’altra eccezione è, nel campo paranormale (ma è proprio sicuro che certi campi siano separati…!?), quella del fisico Ferraro che studiava gli apporti di Roberto Setti, il grande strumento (medium) del Cerchio Firenze 77.
Ovviamente c’è anche chi accetta senza prove, senza paradigmi, perché “sente”: le prove sono, per lui, una dimostrazione di quanto egli già di suo sa.
Ma perché c’è questa difficoltà già solo a confrontarsi con l’anomalo? Una prima motivazione è lo sconvolgimento che in molti provocano certi fenomeni (e quello che da essi discende); una seconda è che certi fenomeni… non possono avvenire secondo il buon senso comune e le nostre conoscenze scientifiche (quest’ultimo punto è facilmente superabile se si considera che la nostra scienza è tutt’altro che conclusa).
Ma la cosa che più manca è un paradigma, un quadro concettuale all’interno del quale tali fenomeni sono possibili. Come scriveva il compianto paleontologo Prof. S.J. Gould, <<Gli eventi che ‘non possono accadere’ secondo le teorie accettate, raramente acquistano rispettabilità attraverso una semplice accumulazione di dati sul loro verificarsi>>7. Nel Rinascimento, per esempio, ci si rifiutava di porre l’occhio al telescopio che avrebbe mostrato la presenza di macchie sulla superficie solare, semplicemente perché il paradigma allora imperante stabiliva che il sole era perfetto e, dunque, di macchie in superficie non ne poteva avere: a che serviva, dunque, guardare qualcosa che c’era, appariva ma che non poteva esistere!?
Gustavo Rol, per certi versi, è stato un altro “telescopio”: Federico Fellini, parlando del Torinese, diceva che questi ci mostrava stelle bellissime che, però, non erano inscritte nei cataloghi degli astronomi. Dunque c’erano ma… non potendo esistere, non si poteva prestar fede ad esse (come invece Fellini e tanti altri, me compreso, facevano e fanno)8!
Oggi, con tutto ciò che è anomalo, è ancora come con l’astronomia del Rinascimento e la fotosfera solare che i dotti del passato avevano immaginato essere immacolata: l’anomalo c’è, ma siccome non può esistere, molti non credono ad esso e molto pochi, del mondo accademico, pongono mente a studiarlo, rifiutandosi persino di considerarlo.
Cosa fare?
I dati servono, è vero, e trovarli è una linea di azione; l’altra, forse quella più importante per eliminare ogni dubbio, è la costruzione di un nuovo paradigma che includa la possibilità di esistenza dell’anomalo.
Ma questo è un paradigma per molti difficile da accettare poiché implica la rinuncia all’aspetto più gratificante, e allo stesso tempo più negletto e infondato, del nostro antropocentrismo: quello secondo cui noi saremmo la misura perfetta, assoluta e veridica di tutte le cose che esistono (!?) tanto che di meglio non si può fare.
… e questo è il più grande ostacolo all’apertura verso le selve “impossibili” della Natura.
Fiorentino Bevilacqua
Note
- J.E. Mack, psichiatra e docente ad Harward, mostrò la ripresa della regressione di un rapito a certi suoi colleghi scettici. La ripresa mostrava le reazioni del soggetto all’emergere dei ricordi, reazioni che erano tanto sconvolte e sconvolgenti che “diversi partecipanti […] si rifiutarono di continuare a vedere il filmato, trovando delle spiegazioni assurde al fenomeno”. (Mack, J.E., Rapiti, Mondadori, p. 358)
- Paranormale è tutto ciò che secondo la nostra scienza e il comune buon senso non può essere, non può verificarsi.
- Vi sono anche scienziati che si sono cimentati con lo studio del paranormale sia nel passato che ai giorni nostri: si tratta di una minoranza nella quale si annoverano William Barrett (fisico sperimentale), James Hyslop (professore di logica ed etica alla Columbia University), Arthur Ellison (docente di ingegneria elettrica all’università di Londra), Salvatore Festa (docente di fisica università di Napoli), i già citati Ferraro e Calvi-Parisetti, ecc.
- Mullis racconta quello che appare come un verosimile rapimento alieno che egli non rifiuta di ammettere (il fatto è analogo a quanto accaduto alla figlia nella stessa tenuta di campagna). Ne parla nel suo libro Ballando nudi nel campo della mente, Baldini+Castoldi, pp.143-150
- Fagin, F., Irriducibile, Mondadori
- In questo caso l’esperienza anomala era stata vissuta anni prima dalla moglie. (Calvi-Parisetti, P., 21 giorni nell’aldilà, Openmind, pp. 9-12)
- Gould, S.J., Il pollice del panda, Editori riuniti, 1989, p. 230
- “Lei spalanca delle finestre insospettate su una notte piena di stelle, ma di stelle che non sono inscritte nei cataloghi degli astronomi” (Rol, Franco, L’uomo dell’impossibile, Vol IV, p. 45 e p.151)